Ci sarebbe da scrivere un libro sulla storia degli oli essenziali.. 🙂 ma cercheremo di ripercorrere i tratti più salienti di questo percorso.

Fin dall’antichità l’uomo è sempre stato affascinato dall’uso delle erbe aromatiche, ed ha ben presto capito come la natura poteva aiutarlo in tanti modi ed in tanti campi: dalla nutrizione, ai riti religiosi, alla cosmesi, alle pratiche funerarie, fino a diventare la medicina più efficace.
In origine la pianta aromatica nasce come strumento della divinità per comunicare con l’uomo. Si pensava che ogni elemento naturale avesse un «segno», con cui si presenta, svelando per analogia la sua funzione terapeutica delle parti del corpo umano più simili ad esso.
Questa credenza era nota come la “dottrina dei segni”.
Tale dottrina si basava sulla corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, ravvisando un rapporto di affinità tra il mondo e l’essere umano per cui, ad esempio, una noce ha una relazione occulta col cervello per via della loro somiglianza, o la forma di un fagiolo con quella dei reni.

Negli anni la scienza ci ha allontanato da questo pensiero, che però oggi torna, autorevole e dilagante, grazie agli studi della fisica quantistica.
Già nel 4000 A.C. i Sumeri ci lasciano le prime ricette di profumi su tavolette in cuneiforme, nel 2500 A.C. l’Imperatore Shennong descrive gli usi medicinali di oltre 300 piante.
I primi aromaterapeuti sono stati probabilmente i sacerdoti delle culture del passato, che effettuavano fumigazioni nei templi per purufucare sè stessi e l’ambiente, per onorare gli dei ed ottenere benevolenza e protezione.
Nel 1550 A.C. viene scritto il Papiro Ebers, rappresentato nella foto a fianco (dal nome del suo acquirente europeo, è un rotolo di papiro lungo 20 metri ed alto 20 centimetri, suddiviso da 108 pagine e databile alla XVIII dinastia egizia) che descrive nel dettaglio in che modo gli egiziani usavano il franchincenso e altre piante aromatiche per molti scopi, compresi rituali religiosi ed alimenti curativi. Il Papiro è il più antico trattato erboristico di cui siamo in possesso e contiene anche la ricetta del Kapet (Kyphi per i greci)
Fino al 400 A.C. il franchincenso è la merce più scambiata nell’Arabia Antica, una rotta commerciale chiamata “il Sentiero del franchincenso” si estende per 2.400 miglia da Omar a Petra.
Su alcuni papiri è documentato l’utilizzo di incenso per diverse malattie. Quando fu scoperta la tomba di Tutankhamon i vasetti di alabastro, che all’origine contenevano oli essenziali , risultavano svuotati. La tomba aveva subito due furti: metalli preziosi ed oli, per cui l’archeologo Hoeward Carter affermò che gli oli essenziali dovevano avere a quei tempi enorme valore, superiore a quello che potremmo immaginare.
Gli Egizi avevano un vero e proprio culto che prevedeva l’utilizzo delle sostanze aromatiche in tutti gli aspetti della vita: igienici, medici, cosmetici, magici, spirituali. La cura e la purezza del corpo manifestavano la cura e la purezza dello spirito. Il rituale dell’imbalsamazione ne è un esempio, gli aromi depositati nelle tombe servivano a conservare la forza e la nobiltà d’animo per poter affrontare l’ultimo viaggio e rinascere nuovamente.
Nel 430 A.C. Ippocrate fumigava la città di Atene usando essenze aromatiche per combattere la peste. Egli era anche un estimatore del bagno aromatico e del massaggio profumato quotidiano per conservare la salute.
Per i Greci la percezione di un profumo era il segno della rivelazione di un Dio, ecco perchè ogni pianta era associata ad una Divinità (Alloro= Apollo e Dafne, frassino= Poseidone, mirto=Afrodite, ….) ed in base all’associazione simbolica nasceva il potere specifico della pianta.
L’anno 317 A.C. segna probabilmente una svolta, Teofrasto pubblica il suo trattato “De odoribus” e dichiara che gli unguenti “possiedono potere medicinale in virtù degli aromi”. In quel periodo la svolta è epocale, il profumo diventa parte integrante della quotidianità, assume connotazioni estetiche ma anche psicologiche. Il sapere passa dagli dei agli esseri umani ed inizia il commercio lungo la via delle spezie.

Nel 70 A.C. Discoride (botanico e medico greco antico vissuto nella Roma imperiale sotto Nerone, citato anche da Dante nel quarto canto dell’Inferno, nel limbo, con l’epiteto di: «buon accoglitor delle qualità delle erbe») pubblica “De Materia Medica”, un testo sulla medicina erboristica e sugli usi medicinali di molte piante diverse.
I Romani amavano moltissimo profumarsi e profumare indumenti ed abitazioni. Avevano un vero culto per il bagno ed il massaggio. I soldati portavano con sè semi di piante aromatiche durante le campagne militari, per godere dei benefici anche lontano da casa.
L’antico popolo di Israele faceva uso di piante aromatiche, nel Nuovo Testamento basti citare il dono dei Re Magi a Gesù Bambino: oro, incenso e mirra, questo per sottolineare il notevole valore attribuito agli oli aromatici. Il Vangelo di Giovanni riporta notizia dell’utilizzo del nardo per l’unzione del corpo.
Nella Bibbia si trovano molti riferimenti alla sacralità delle essenze, nel libro dell’ Esodo (34-36) Dio consegna a Mosè la formula dell’unguento sacro da utilizzarsi solo per scopi religiosi:
” 34 L’Eterno disse ancora a Mosè: «Procurati degli aromi, dello storace, della conchiglia odorosa, del galbano, degli aromi con incenso puro, in dosi uguali; 35 ne farai un profumo composto secondo l’arte del profumiere, salato, puro e santo; 36 ne ridurrai una parte in minutissima polvere e ne porrai un po’ davanti alla testimonianza nella tenda di convegno, dove io ti incontrerò: esso sarà per voi cosa santissima.“

Nell’anno 1000 D.C. gli Arabi facevano grandi commerci di incenso, la “Via dell’incenso” era una rotta commerciale molto nota, che collegava l’estremità della Penisola arabica (l’Oman e lo Yemen) con il Mediterraneo, in uso fin dall’epoca dei romani.
Sempre in quegli anni al filosofo e medico persiano Avicenna (sì, proprio lui, quello che scrisse “il canone della medicina” che divenne il manuale medico più seguito fino al 1700!) è attribuita l’invenzione del processo di distillazione in corrente di vapore (per mezzo dell’alambicco) per l’estrazione di acque aromatiche e e oli essenziali. Questo segna un’altra svolta importante per il mondo degli aromi ma anche per la farmacologia.
Intorno al 1500 il tedesco Hieronymus Brunschwig (medico chirurgo e farmacologo) pubblica “Liber de Arte Distillandi”, il primo libro in assoluto stampato sulla distillazione degli oli essenziali.
Arriviamo velocemente al 1937, quando Renè-Maurice Gattefossé (considerato il padre dell’aromaterapia) pubblica Aromathérapie, (libro che raccoglie tutte le sue pubblicazioni precedenti) che sottolinea il valore terapeutico degli oli essenziali.
Gattefossé era entusiasta degli oli, raccontava sempre di una sua esperienza con l’olio essenziale di lavanda che fu determinante nel salvarsi da una gangrena gassosa che si stava diffondendo su entrambe le mani, dopo un’esplosione in laboratorio.

Permetteteci la digressione, perchè quella di Gattefossé è una bella storia di un’azienda di successo. Il padre Louis, fonda la società Gattefossé nel 1880 ed è rappresentante di società estere per la produzione di oli essenziali, paraffina liquida, prodotti chimici, materie prime per profumeria. Nel corso degli anni René-Maurice ingrandisce la società e sviluppa accordi strategici, fino al 1930 quando il capitale societario diventa strettamente familiare. Muore improvvisamente nel 1950 ma la società è ancora oggi operante ed il capitale è ancora in famiglia.
Nel XIX secolo l’industria chimica l’ha fatta da padrona, riuscendo a riprodurre fedelmente la maggior parte degli aromi, che tutto potevano essere tranne che naturali…
Per fortuna (o per comprensione? preferiamo pensare la seconda..) oggi stiamo pian piano recuperando le tradizioni e ci mettiamo in ascolto di cosa le piante hanno da raccontarci ..