Una tazza di thé, o… di te?

Viviamo in un mondo dove la fretta è il comun denominatore di tutto, siamo sollecitati ogni giorno da informazioni di tutti i tipi, la società ci crea dei bisogni che non abbiamo e la maggior parte delle volte inutili..

Oggi le persone vogliono tutto ma non sono disposte a lasciar andare niente, se vuoi ottenere qualcosa devi essere disposto a lasciare quello che per te non va bene o è superfluo.
Hai 2 mani, quando le hai riempite non puoi andare oltre….

Le storie Zen che aiutano a riflettere sono tante, molte non sono immediatamente comprensibili e la comprensione arriva con il tempo..

Questa è una delle nostre preferite perchè, oltre ad essere comprensibile a tutti, è anche, per lo specifico tempo in cui viviamo, applicabile a tutti, ma proprio tutti, anche (e forse soprattutto) a chi pensa di non averne bisogno.. 🙂

Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il thè.
Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.

Il professore, sbalordito, guardò traboccare il thè, poi non riuscì più a contenersi.
«È ricolma. Non ce n’entra più!».

«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?».

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