“Un’immagine vale quanto mille parole“
era solito dire Roberto Assagioli
e come dargli torto?
Per rappresentare la psiche, così come lui la concepiva, disegnava un uovo, un perfetto uovo cosmico.
L’uovo è da sempre considerato l’emblema della perfezione divina, senza spigoli e quindi senza principio né fine; nei miti di molti popoli rappresenta la creazione assoluta, il seme, l’embrione, il germe di vita di tutto ciò che esiste.
Nel suo uovo Assagioli metteva al centro l’ “io” (il sè cosciente) e lo suddivideva in tre sezioni:
1- in basso l'”inconscio inferiore“, sede delle attività psichiche che presiedono alla vita organica, alle funzioni fisiologiche, agli istinti primitivi, ai sogni, alle attività immaginative elementi. L’inconscio inferiore, la “cantina” insomma, quella dalla quale Freud non salirà mai e sarà molto probabilmente questo il motivo del distacco sia di Jung che di Assagioli.
2- al centro l’ “inconscio medio” , sede dell’elaborazione delle esperienze fatte, la preparazione di attività future, la sede del grande archivio della memoria.
3- in alto, l'”inconscio superiore“, sede dei contenuti dei quali non siamo coscienti, sede delle intuizioni, le aspirazioni artistiche, filosofiche, scientifiche, gli stati di illuminazione, contemplazione, estasi, i poteri super e paranormali. Insomma.. l’ “attico” (per fare un paragone rispetto alla “cantina” di prima)
Al di sopra dell’inconscio superiore c’è una stella, il “Sè transpersonale“, che corrisponde al concetto di Anima, la nostra identità più profonda ed autentica, la nostra Essenza.
L’Uovo è immerso completamente nell’ “inconscio collettivo“, l’infinito serbatoio dell’energia di massa, con cui c’è chiaramente un rapporto di reciproca interazione.
Questa visione è molto distante dalla visione di Freud (che, come abbiamo detto, si limitava alla “cantina”) ma è invece molto vicina a quella di Jung con il quale Assagioli ebbe un’amicizia duratura e molti interessi comuni legati all’esoterismo, alla cultura orientale, alle religioni.
Autore
