Come sempre, in questi articoli, fai finta che sia il Prof. Roberto Assagioli che ti sta parlando…
ed è un “fai finta” relativo perchè tutto quello che troverai scritto è tratto dagli Archivi Assagioli di Firenze (Grazie!) ed è parte della vasta documentazione dei suoi studi, delle sue conferenze, dei suoi appunti. Insomma, un vero tesoro per gli appassionati!
Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale.
E dunque, buona lettura e buon allenamento!
Se vuoi, vai prima qui per approfondire Immaginazione e Visualizzazione secondo Assagioli
“Si chiede al soggetto di osservare per un tempo breve, generalmente per un minuto, un’immagine quale una cartolina illustrata, o un diagramma di una formula matematica o chimica. Poi si chiede al paziente di chiudere gli occhi, di evocare l’immagine che ha appena osservato, e di darne quindi una descrizione completa e particolareggiata.

Anche questa tecnica presenta diversi vantaggi.
1 – Primo, essa può fornire una misura numerica della capacità iniziale di visualizzare, e del suo successivo miglioramento; vale a dire il numero di particolari esattamente notati, contro quelli descritti in modo inesatto e, come spesso avviene, inventati.
2 – Secondo, è la lunghezza dell’esposizione per così dire necessaria ad acquistare un vivido quadro mentale dell’immagine, così che essa possa poi essere correttamente visualizzata.
3 – Un altro elemento variabile, che ha valore più teorico che terapeutico, è la lunghezza del perdurare dell’immagine, riconoscibile domandando al soggetto dopo un certo tempo se può ancora richiamare l’immagine.
A parte questi elementi variabili, che potremmo chiamare di misurazione della velocità di miglioramento, questo esercizio ha anche una diretta utilità pratica nella sua combinazione con altre due tecniche: quella della conservazione, e quella del ricordare.
È inutile sottolineare il valore – ai fini della ritenzione mnemonica – del riuscire a farsi una chiara immagine visiva di una cosa che deve essere ricordata, particolarmente nel caso di complicate formule algebriche. Quando l’immagine è piuttosto complicata e quando il potere di osservazione – che implica concentrazione e visualizzazione – nel soggetto è scarso, è bene che egli ripeta l’osservazione una seconda volta per mezzo minuto, e talvolta anche per una terza volta, sempre per mezzo minuto.
Questa è una tecnica preziosa per molti soggetti- che senza accorgersene possono aver perso il contatto con il mondo fisico – perché essa li allena ad osservare l’universo fisico, o parte di esso, collegandoli di nuovo con esso.
È anche preziosa per individui nei quali la funzione della sensazione non sia adeguatamente sviluppata, e che vivono troppo nel livello mentale.

Un esercizio di questa natura particolarmente utile è descritto da Rudhyar Kipling nel suo libro “Kim“:
una varietà di oggetti è posta su un vassoio, e al soggetto sono dati 30 secondi per guardarli, dopo di che il vassoio viene tolto o coperto, e poi gli viene chiesto di descrivere ciò che ha visto.
Questa è essenzialmente una delle tecniche di osservazione, e come tale è ben nota, ma può essere usata anche come tecnica di visualizzazione, se al soggetto viene chiesto di chiudere gli occhi e di evocare con l’immaginazione gli oggetti visti.