La parola Kyphi deriva dall’egiziano antico Kapet che indicava qualsiasi materiale utilizzato per la fumigazione degli ambienti
Plutarco (46-125 D.C.), biografo, scrittore, filosofo e sacerdote greco antico, vissuto sotto l’Impero Romano, scrisse:

Il Kyphi è un profumo composto da 16 sostanze: miele, vino, uva passa, cipero, resina, mirra, legno di rosa; si aggiunge lentisco,, bitume, giunco odoroso, pazienza, ginepro, cardamomo e calamo aromatico… ma non a caso, bensì secondo le formule indicate nei libri sacri […] Il Kyphi ha il potere di cullare gli uomini nel sonno, di provocare sogni gradevoli e di allontanare le preoccupazioni quotidiane. Colui che la sera farà una fumigazione di Kyphi avrà sicuramente pace e tranquillità.
Sempre secondo Plutarco, che visitò l’Egitto faraonico nel 2° secolo AC, nei templi dedicati al Dio del Sole Ra, erano 3 gli incensi bruciati durante la giornata: alla mattina l’olibano/frankincense, a mezza giornata la mirra ed alla sera il Kyphi; diversamente dalle prime due, si trattava non di una sostanza naturale (olibano e mirra sono resine naturali ottenute dagli arbusti e alberi del tipo Boswellia e Commiphora) ma di un materiale misto (un incenso appunto) ottenuto miscelando resine, erbe e liquidi insieme secondo una precisa procedura.
Il Kyphi, circondato spesso da un alone di mistero sugli effetti da esso procurato, riporta a tempi in cui i templi erano ammantati da profumi intensi, le statue degli Dei cosparse e spalmate di unguenti carichi di essenze in un atmosfera, si racconta, capace di permettere la comunicazione diretta dei sacerdoti con gli Dei.
Plutarco riferisce anche degli effetti benefici che gli effluvi di Kyphi provocavano sulla psiche e sul corpo:
“..gli ingredienti emettono un dolce respiro e una esalazione benefica e la percezione sensoriale cambia. Il corpo, cullato da questo sbuffo gentile si addormenta beato. Senza intossicare, esso rilassa dalle tensioni del giorno. L’essenza purifica l’anima e aumenta la facoltà di sognare, proprio come le note della lira che i pitagorici usavano prima di dormire per incantare e guarire la parte irrazionale ed emotiva dell’anima. L’essenza ristabilisce la forza di percezione quando questa è persa, a volte la calma appena l’esalazione penetra il corpo tramite la sua amabile dolcezza..”
La fragranza del Kyphi aveva un effetto che oggi chiameremmo aromaterapeutico; e gli egiziani sicuramente conoscevano i benefici delle essenze naturali.
Probabilmente ai giorni nostri è quasi impossibile riprodurre ciò che anticamente era la ricetta originaria, la flora è variata ma anche il clima ed il terreno, senza contare che anche la ricetta originaria non sempre è precisa nello specificare l’esatta specie/sottospecie del vegetale.

I 16 ingredienti sono stati ritrovati scolpiti su muri nei templi di Edfu (dedicato al Dio Horus) e Philae, oggi Patrimonio Mondiale dell’Unesco (dove venivano preparati tutti gli unguenti e incensi usati in quei templi).
Il Kyphi era cosi importante che sia le materie prime che la ricetta necessaria a fabbricarlo sono state immortalate sulle mura degli ambienti detti dei “Laboratori”, per essere poi consegnate all’ eternità.
Gli ingredienti si riducono con buona approssimazione a 13 quasi certi e 3 non classificabili nelle piante che oggi conosciamo.

1. Storace, resina (Liquidambar officinalis) sostituita in tempi più recenti con Benzoino,resina (Styrax benzoin)
2. Calamo, rizoma (Calamus aromaticus)
3. Mastic, resina (Pistacia lentiscus)
4. Pino di Aleppo, resina (Pinus Halepensis)
5. Canfora (Cinnamonum canphora)
6. Gomma arabica (acacia sp.) sostituita in tempi più recenti con Gomma – Adragante (Astragalus gummifer)
7. “Asphalatos”, legno o radice radice (Convulvus scoparium) questo ingrediente è dubbio, non ci sono certezze di interpretazione
8. Ginepro, bacche (Juniperus oxycedrus)
9. Galbano, semi-gambi (Chaerophyllum sp.) questo ingrediente è dubbio, non ci sono certezze di interpretazione
10. Cipero odoroso, rizoma (Cyperus longus)
11. Uva secca
12. Vino delle oasi (vengono citate diverse zone e spesso non ne viene citata alcuna)
13. Vino
14. Olibano, resina (Boswellia sp.)
15. Sciroppo di Datteri/Miele
16. Mirra resina(Commiphora mirrha)
Ci sono delle differenze anche nelle ricette scritte nel tempi (vedi 1 e 15), è plausibile pensare che nel tempo qualche ingrediente sia stato sostituito, magari per difficoltà di approvvigionamento..
Sugli ingredienti ancora dubbi (vedi 7-9-12):
Asphalatos
Di tutti gli ingredienti, il più misterioso è l’ Asphalatos, probabilmente un arbusto il cui legno e sopratutto la radice odorosa ricercata per gli unguenti e dall’odore simile al castoreo (citaz: Plinio il Vecchio, storia Naturale).
L’identificazione botanica definitiva della pianta non è stata ancora possibile e forse non lo sarà mai: attraverso quella che è la descrizione più completa dovuta a Plinio, si è arrivati a identificare un arbusto tipico delle Canarie, Convulvus Scoparius, che forse al tempo era più diffusa nelle isole del mediterraneo (Rodi viene citata da Dioscoride come uno dei paese di origine) sia in alcune zone del nord africa (attuale Libia).
Su alcuni vecchi testi di profumeria (il Poucher’s) si trova indicata l’esistenza dell’olio essenziale di Convulvus Scoparius denominato Rhodium con odore tra il sandalo e la rosa e come questo veniva usato anche in profumeria. A tutti gli effetti, questo ingrediente rimane al momento sconosciuto come tale.
Vino delle oasi
La produzione di vino dall’uva è ampiamente descritta nei papiri egiziani e il delta del nilo era la zona principale di produzione. si producevano sia vini rossi che bianchi. Dalla traduzione dei geroglifici della ricetta del Kyphi si evince che erano usati 2 tipi di vino dove un tipo è detto “delle oasi” (nel sud dell’egitto erano diverse regioni note) per le oasi la più probabile è l’oasi del deserto dell’ovest (Oasi di Dahkla) quale zone di origine, quale tipo di vino fosse prodotto in queste oasi è ancora sconosciuto.
E’ possibile anche che questo fosse in realtà un Vino di datteri, ottenuto per fermentazione dei datteri che nelle oasi erano ben presenti e coltivate su larga scala essendo un alimento principale di allora. Bevande denominate “vini” e ottenuti da ingredienti diversi rispetto all’uva come il melograno, datteri, fico erano molto comuni ai tempi degli antichi egizi e non solo (ancora una volta Plinio è un valido testimone). Sul loro sapore si potrebbe opinare dalle descrizioni pervenuteci (spesso addizionate di resine e miele per renderle piu bevibili), ma i gusti nei millenni sono cambiati.
Galbano
L’ingrediente indicato e tradotto come galbano non si riferisce alla resina più conosciuta nell’ ambito della profumeria ottenuta da ferula galbanifera, ma forse ai semi e gambi della pianta di Chaerophyllum. Un’altra fonte suggerisce per questo ingrediente i fiori di Henna (Lawsonia inermis), ma rimangono ancora molti dubbi sulla natura di questo ingrediente.
Per approfondire puoi leggere il libro: “Kyphi: the sacred scent” di Karl Vermillion e se l’argomento ti appassiona puoi fare riferimento a questa bibliografia:
- Lise Manniche, Sacred Luxuries,
- Lise Manniche, An ancient egyptian herbal
- Annick le Guerer, le Parfum
- Suzanne Fisher Rizzi, Incensi e Profumi
- Giuseppe Squillace, Il profumo nel mondo antico
- Dioscoride, De Materia Medica
- Plinio il vecchio, Storia naturale
Per il dettaglio e la trattazione sugli ingredienti, grazie grazie grazie a: Esperienze Olfattive
Leggi qui per conoscere la storia degli oli essenziali