Ipazia di Alessandria

Ogni anno, all’otto marzo, quando impazzano le mimose, i cioccolatini a cuore e molte donne si scatenano (nel puro senso commerciale che ormai questa festa ha assunto), penso a lei, Ipazia di Alessandria d’Egitto. Perchè??? Ora ve lo racconto…

Ipazia (355-415 d.c.) era figlia del matematico Teone, che saggiamente le insegnò tutto il suo sapere. Oggi può sembrare scontato o normale, ma a quei tempi non era certo così usuale che una donna studiasse e fosse così colta…

I classici sono concordi nel rilevare come non solo Ipazia fosse stata istruita dal padre nella matematica ma, sostiene lo storico bizantino Filostorgio (368-439 d.c.), anche che «ella divenne migliore del maestro, particolarmente nell’astronomia e che, infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche» e continua dicendo “Ipazia «fu di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l’aveva introdotta, ma non senza altezza d’animo si dedicò anche alle altre scienze filosofiche».

Ipazia, una donna dunque di lettere e di scienza, a capo della scuola neoplatonica di Alessandria, all’epoca parte dell’Impero romano d’Oriente, dove insegnò filosofia ed astronomia. 
Durante la sua vita, Ipazia fu riconosciuta come una rinomata insegnante, molto amata dai suoi allievi ed una saggia consigliera.

Una grande donna la nostra Ipazia, e proprio per questo fu uccisa, l’8 marzo del 415 d.c., mentre si stava recando a tenere una lezione di astronomia. 

Fu uccisa perchè non piaceva al vescovo di Alessandria d’Egitto, Cirillo, in quanto colpevole, secondo lui, di mantenere forte e viva l’anima pagana. Cirillo era un vescovo violento ed autoritario contro gli ebrei, i novaziani1, i pagani e tutti quanti non la pensassero come lui.

Quindi Ipazia viene portata in una chiesa e brutalmente squartata, con cocci e tegole, dai Parabalani.

I Parabalani2 sono monaci del deserto estremamente violenti, le cui truppe (delle vere truppe d’assalto) hanno dato vita ad una vera e propria persecuzione degli ebrei, voluta e guidata dal vescovo Cirillo che ha generato, negli anni, una spirale di violenza: chiunque ostacolava il progetto di potere del patriarca della cristianita’ andava eliminato.
Nessuno spazio per la libertà di religione, di scienza o di filosofia.

L’omicidio di Ipazia scatena una scia di sangue ad Alessandria d’Egitto quando i suoi allievi accorrono cercando di aiutare la loro filosofa, che aveva elevato la conoscenza a strada maestra di libertà e rispetto.
Ipazia, nella storia uno dei simboli più forti della libertà di pensiero (insieme a Socrate e Giordano Bruno)  e dell’emancipazione femminile..

“Capire le cose che ci circondano è la miglior preparazione per capire le cose che stanno al di là”

Ipazia di Alessandria

Ricordiamoci di Ipazia anche il prossimo 27 giugno, quando la Chiesa  Cristiana festeggerà il suo assassino, il vescovo Cirillo, divenuto prima Beato e poi Santo…

E facciamoci anche un giro qui dove la Chiesa disegna Cirillo quasi come un eroe

Cosa ci insegna questo? Io credo due cose fondamentali:
1 – in qualunque epoca viviamo e qualunque cosa facciamo, anche l’arte più nobile, troveremo sempre dei detrattori, spesso disposti a tutto per fermarci, per nuocerci o semplicemente per metterci in cattiva luce. Magari non ti uccidono fisicamente, ma ti danneggiano e ti fanno soffrire…
Il mondo è fatto così, in perenne equilibrio tra Bene e Male, senza l’uno non esisterebbe l’altro.
E quindi che fare? Imparare ad affinare i sensi è già una buona cosa, in modo da circondarci di persone che vibrano alla nostra stessa frequenza e tenere gli altri, elegantemente, ad una “distanza di sicurezza”.

2 – Non sempre quello che raccontano le “fonti autorevoli” corrisponde a verità, spesso è una verità manipolata. Quindi affinare il senso critico, imparare a farsi delle domande, cercare delle risposte e sollevare dubbi è quantomeno il cosiddetto “minimo sindacale” che dobbiamo sviluppare.
“Meditate gente, meditate..” diceva Renzo Arbore in un famoso spot degli anni ’80.
Ecco… meditiamo.. 😉

La Scuola di Atene di Raffaello Sanzio, affresco di 770×500 cm dipinto nel 1510 circa e situato nei Musei Vaticani.
L’opera rappresenta una scena immaginaria all’interno di un edificio classico con le figure dei più celebri filosofi e matematici dell’antichità. 58 figure con Platone ed Aristotele al centro, sulla sinistra è riconoscibile Socrate, Pitagora in primo piano sta leggendo un libro, Eraclito al centro appoggiato ad un blocco di marmo e molti altri. E poi c’è lei, Ipazia, l’unica donna del gruppo, con una tunica bianca (lei vestiva spesso di bianco). Ma anche qui Ipazia fa discutere, non tutti accettano che sia lei e quindi ci sono le ipotesi più diverse sulla figura vestita di bianco….

  1. seguaci di Novaziano, teologo romano (il primo ad usare la lingua latina) fondatore del Novazionismo, che resistette diversi secoli. ↩︎
  2. Parabalani, letteralmente “coloro che rischiano la vita”, nati inizialmente come una confraternita di volontari dedita alla cura dei malati, soprattutto se appestati. Nel corso del IV secolo assunsero la funzione di guardia del corpo del vescovo e lì qualcosa cambiò… e divennero violenti. di loro non si parlerà più dopo il regno di Giustiniano (527-595) ↩︎

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