Non è certamente facile riconoscere la qualità di un olio essenziale, ma è molto importante sapere cosa controllare perchè in commercio c’è veramente di tutto.
Iniziamo dalla definizione generale di “olio essenziale” che la Farmacopea Europea ha dato nel 2007:
“prodotto profumato di composizione generalmente complessa, ottenuto a partire da una materia prima vegetale o parte di essa definita correttamente dal punto di vista botanico e ottenuta sia per distillazione in vapore d’acqua o distillazione a secco sia mediante l’impiego di procedimenti meccanici senza riscaldamento”.
Questa definizione aiuta a comprendere come il processo di ottenimento di un olio essenziale sia fondamentale per la sua definizione.

La definizione di olio essenziale a livello internazionale tiene infatti conto del fatto che queste miscele complesse sono frutto di un processo tecnologico assodato nel tempo e standardizzato al punto da consentire di poterne definire le caratteristiche compositive differenziando un olio essenziale da un altro.
La stessa definizione esclude quindi che l’olio essenziale possa essere ottenuto utilizzando altri sistemi estrattivi e quindi per la definizione di estratti profumati di miscele complesse si dovranno utilizzare altre terminologie anche queste indicative di processi di ottenimento diversi da quelli citati nella definizione (es. concreta, resinoide, assoluta o semplicemente estratto). [Bicchi, Rubiolo, Università degli Studi di Torino]
Gli oli essenziali devono rispondere ai requisiti del controllo di qualità e cioè:
Identità
L’identità di un olio essenziale passa attraverso la conoscenza della materia prima vegetale che è stata utilizzata per il suo ottenimento e la definizione dei composti che ne caratterizzano la composizione chimica (marker)
La conoscenza della materia prima vegetale e della sua origine si deve quindi tradurre in una denominazione dell’olio essenziale che oltre ad identificarlo in modo generico (es. olio di essenziale di menta) sia accompagnata dal nome botanico della specie vegetale da cui è stato ottenuto (Mentha x piperita, Mentha arvensis, Mentha spicata, …).
Infatti, la composizione chimica dell’olio essenziale potrà anche essere del tutto diversa a seconda della specie botanica.
Inoltre l’indicazione della parte di pianta utilizzata è fondamentale perché la stessa pianta può produrre oli diversi. Ad esempio l’arancio amaro produce 3 oli essenziali: dalle bucce, dai fiori (neroli) e dai rametti (petit grain)
I termini “puro e naturale” garantiscono che l’olio essenziale è stato estratto esclusivamente dalla pianta indicata in etichetta e non è stato miscelato od adulterato.
Il metodo di coltivazione “organico” o da “piante selvatiche” o a “crescita spontanea” ci garantisce una qualità migliore (questi sono particolarmente indicati per l’uso in aromaterapia).

Innocuità (quindi sicurezza)
L’aspetto della sicurezza d’impiego è senz’altro il parametro più importante; ci sono diversi tipi di test che passano dai:
- Test sensoriali (colorazione, odore, gusto,..)
- Test fisici, come il test di solubilità (in alcol etilico per individuare eventuali tracce di miscele contenenti oli vegetali ,trementina, petroli,..), rotazione ottica, densità
- Test chimici, il test migliore si deve avvalere di tecniche analitiche, ad esempio spectrometria e spectrografia per determinare l’esatta composizione dell’olio. La gascromatografia consente di rivelare sostanze estranee anche se presenti in piccolissima quantità. Con questi test si ha la certezza assoluta della qualità e della purezza dell’olio. Va però detto che sono test molto costosi che si possono permettere, in genere, solo poche aziende. Ci sono molte piccole aziende che, pur avendo ottimi prodotti, molto spesso certificati, non possono permettersi questo tipo di test.

Le indagini analitiche svolte su molti oli essenziali evidenziano spesso problemi di adulterazione e/o sofisticazione e questo aspetto assume una notevole importanza sia dal punto di vista economico (molti oli essenziali hanno costi molto elevati e quindi non è da sottovalutare l’aggiunta fraudolenta di oli differenti di basso costo e/o qualità o di alcuni componenti dell’olio essenziale stesso ottenuti per sintesi o isolati da altre specie vegetali) sia dal punto di vista della sicurezza e dell’eventuale efficacia.
Ecco perché prima di un qualsiasi utilizzo di un olio essenziale è necessario definirne correttamente la sua composizione non limitandosi semplicemente ad una indicazione sommaria di quelli che dovrebbero essere i composti predominanti.
Efficacia
Per valutare l’efficacia è importante conoscere correttamente la pianta, ma soprattutto quella parte di pianta farmacologicamente attiva (= droga) che è sottoposta al processo di distillazione.
Pur avendo definito precisamente la specie vegetale di provenienza, la composizione dell’olio essenziale può comunque variare anche decisamente tra un campione e un altro. Questo perché la maggior parte delle specie vegetali aromatiche è caratterizzata da differenti chemotipi, cioè producono (biosintetizzano) composti chimici differenti pur non manifestando variazioni morfologiche.
Le indagini analitiche svolte su molti oli essenziali evidenziano spesso problemi di adulterazione e/o sofisticazione e questo aspetto assume una notevole importanza sia dal punto di vista economico (molti oli essenziali hanno costi molto elevati e quindi non è da sottovalutare l’aggiunta fraudolenta di oli differenti di basso costo e/o qualità o di alcuni componenti dell’olio essenziale stesso ottenuti per sintesi o isolati da altre specie vegetali) sia dal punto di vista della sicurezza e dell’eventuale efficacia.
Ecco perché prima di un qualsiasi utilizzo di un olio essenziale è necessario definirne correttamente la sua composizione non limitandosi semplicemente ad una indicazione sommaria di quelli che dovrebbero essere i composti predominanti.
Ed ecco perché è fondamentale rivolgersi a produttori specializzati e riconosciuti, con una condotta di selezione delle materie prime rigida e delle regole di produzione chiare e definite.