Tecniche di visualizzazione – i numeri

Questo articolo vuole fornire gli elementi per poter utilizzare in autonomia la “Tecnica di Visualizzazione dei numeri” ideata dal Prof. Roberto Assagioli.

Come sempre, in questi articoli, fai finta che sia il Prof. Roberto Assagioli che ti sta parlando…
ed è un “fai finta” relativo perchè tutto quello che troverai scritto è tratto dagli Archivi Assagioli di Firenze (Grazie!) ed è parte della vasta documentazione dei suoi studi, delle sue conferenze, dei suoi appunti. Insomma, un vero tesoro per gli appassionati!

Le eventuali modifiche apportate sono solo di natura stilistica, mai concettuale. 
E dunque, buona lettura e buon allenamento!

Se vuoi, vai prima qui per approfondire Immaginazione e Visualizzazione secondi Assagioli

E, ora, che l’esercizio abbia inizio!

Premessa generale:
gli esercizi saranno prima descritti, e poi fatti in gruppo; infine i risultati saranno riferiti e commentati.
Però, se vorrete trarne reale profitto, sarà necessario che ognuno di voi continui a farli per proprio conto.
Siete nelle condizioni di un allievo di pianoforte o di canto.
Nella lezione l’insegnante indica teoricamente e praticamente la tecnica per suonare il pianoforte, oppure per emettere la voce, ma il successo dipende dagli esercizi che poi l’allievo farà per conto suo. Quindi non crediate che fare delle esercitazioni qui, una volta alla settimana, possa bastare, se non continuerete a farle…

Un secondo avvertimento di carattere generale: occorre umiltà e pazienza!
Bisogna cominciare da esercizi semplici, elementari. Non dico che siano noiosi, poiché anche quelli elementari sono interessanti; e questo è un vantaggio in confronto allo studio del pianoforte, nel quale “fare le scale” è francamente noioso. Comunque, prima di fare gli esercizi più complessi e di tentare la realizzazione del Sé, occorre acquistare un certo dominio sulle funzioni psichiche semplici e normali.
Inoltre, come vi accorgerete fra breve, la prima esperienza è alquanto umiliante e sconcertante!

Nel fare i più semplici esercizi di concentrazione e di visualizzazione vi renderete conto che siamo ben poco padroni del nostro inconscio.
Ma questa constatazione ha due vantaggi:
l’uno quello di dimostrarci l’utilità, anzi la necessità di questi esercizi.
L’altro soprattutto questo, che dallo stesso contrasto, dalla stessa lotta per disciplinare gli elementi più o meno ribelli, si sviluppa la coscienza dell’IO, in quanto distinto dalle varie attività psichiche.
Infatti l’IO, constatando che non riesce a regolarle e a dominarle, per ciò stesso si sente differente da esse, e così cessa la costante e ingenua identificazione di sé con i propri sentimenti, con i propri pensieri, ecc. Siamo un campo di lotta: io e la mia mente; io e la mia immaginazione; io e le mie emozioni.
Quindi questi esercizi elementari avviano alla disidentificazione dell’IO dai contenuti della coscienza e questo è il primo passo verso la liberazione e la conquista di Sé.

Un’ultima considerazione preliminare:
data la complessità della vita psichica, gli esercizi di visualizzazione, come tutti gli altri, implicano necessariamente l’uso di altre funzioni psichiche: concentrazione mentale, attenzione, o soprattutto volontà.
Per fare un esercizio bisogna volerlo fare.
Quindi anche senza esserne ben coscienti, la prima molla, ciò che permette l’esecuzione dell’esercizio è un atteggiamento volitivo:
“IO voglio visualizzare”.
Inoltre, occorre la concentrazione dell’attenzione; se l’attenzione è attirata dai nostri interessi ordinari, l’immagine sparisce. Quindi: volontà, concentrazione e attenzione.

Inoltre, immaginazione creativa.
Quando vi dirò di immaginare, ad esempio una cifra, occorre che ne creiate l’immagine. Anche la creatività è uno dei tanti misteri della vita psichica.
Perciò il più semplice esercizio in realtà implica la cooperazione di funzioni psichiche diverse; ma è appunto questo che lo rende interessante.
Vi accorgerete come in un dato momento prevalga una funzione, mentre in un altro momento ne prevale un’altra; e la volontà deve intervenire per regolare l’immaginazione. Gli elementi che entrano dall’inconscio vengono a disturbare, accaparrando l’attenzione; così dopo qualche minuto forse vi accorgerete che pensate a tutt’altro.

ESERCIZIO DI VISUALIZZAZIONE – TEORIA
Ne farò prima una breve descrizione per eliminare la curiosità e la sorpresa, che potrebbero disturbare.
Si comincia con l’immaginare un’aula scolastica con una grande lavagna, grigia o nera, messa per angolo; questo è lo scenario.
Poi immaginare che nel mezzo della lavagna appaia un numero, diciamo il numero 5, come se fosse scritto con gesso bianco, di grandi dimensioni e ben chiaro.
Mantenerlo vivamente dinanzi al proprio occhio interiore, per così dire, ossia mantenere l’immagine del 5 vivida e stabile nel campo della propria attenzione cosciente
Poi visualizzare a destra del 5 il numero 2. Si hanno ora due cifre, un 5 e un 2, che danno 52. Visualizzare per un momento questo numero, e dopo immaginare l’apparire di un 4 a destra del 2. Si hanno ora tre cifre scritte col gesso bianco: 5,2,4, che formano il numero 524.
Farò l’esercizio con voi, perché anche per chi ha una certa pratica di questi esercizi è utile continuare a fare quelli di base.
I pianisti e violinisti, ogni giorno, prima di studiare pezzi difficili, fanno delle esercitazioni puramente tecniche di agilità delle dita. Queste sono necessarie per poter poi dedicare tutta la loro attenzione all’interpretazione del pezzo.

Un grande violinista, credo Kubelik, diceva:
Se non faccio esercizi per un giorno, me ne accorgo io;
se non ne faccio per due giorni, se ne accorgono i miei amici;
se non ne faccio per tre giorni, se ne accorge anche il pubblico”.

Nella foto a sinistra: Jan Kubelik (1880-1940) violinista e compositore ceco.

ESERCIZIO PRATICO:
Chiudiamo gli occhi e immaginiamo una lavagna… una grande lavagna di color grigio scuro… Cerchiamo di fissare l’attenzione su di essa, immaginandola nel modo più vivido, come se fosse realmente davanti a noi… Ora nel centro della lavagna appare un numero, la cifra 5: come se fosse stata tracciata con un gessetto bianco… è abbastanza grande, regolare… Visualizzate la lavagna con un 5 bianco nel mezzo… Cercate di vederlo il più vividamente possibile e di mantenere l’attenzione rivolta ad esso… Vi potete aiutare mormorando la parola “cinque”… più volte.
Ora, accanto e a destra del 5, appare un 2. Concentrate la vostra attenzione sul 2… È bianco, della stessa grandezza del 5, tracciato bene, regolarmente… “Vedete” con l’immaginazione le due cifre: 5, 2, formanti il numero 52… Poi al 2 si affianca un 3, uguale alle altre cifre: 5, 2, 3, formanti il numero 523. Cercate di vedere contemporaneamente le tre cifre: il numero 523 tracciato in bianco al centro della lavagna… Cercate di mantenere questa immagine fissa nel campo della coscienza per qualche minuto.
Insistere per un po’ su questo numero.
Continuare ad aggiungere altre cifre fino a quando non si è più capaci di mantenere la visualizzazione del numero che ne risulta.

RISULTATI:
Alcuni dei presenti sono riusciti a visualizzare, altri no. La maggioranza è riuscita in modo parziale, cioè imperfetto e non costante.

COMMENTO DI ASSAGIOLI:
Il risultato di questo esercizio è molto interessante, e generalmente anche piuttosto umiliante.
A tutta prima sembra molto semplice, ma è appunto la sua semplicità che trae in inganno sulla sua facilità, perché quando lo si mette in pratica ci si accorge che non è affatto facile.
Le cifre sembrano avere la brutta tendenza a scomparire o a cambiare dimensione e colore, o a trasformarsi in forme fantastiche, come pure a danzare nel campo della nostra coscienza, così che siamo costretti a ri-crearle sempre di nuovo.
Questa umiliante esperienza è molto costruttiva e utile. Infatti, serve a farci capire quanto scarso sia il nostro dominio sulle nostre funzioni psicologiche, in questo caso l’immaginazione e la concentrazione, e quanto sia debole e inefficace la nostra volontà di esercitare tale dominio.
È dunque avvenuto quello che era prevedibile, cioè l’instabilità e l’indisciplina delle immagini, e l’intrusione di elementi preesistenti, soprattutto di ricordi, di impressioni del passato che hanno interferito con le immagini del presente.
Questo ha una grande importanza, perché nella nostra vita psichica avviene continuamente che il passato tenda a condizionare il presente. La psicoanalisi insiste su questo, in modo perfino eccessivo.
Seconda constatazione: l’indisciplina della mente e dell’immaginazione. Un numero scaccia l’altro, oppure essi restano separati; vi è quindi la difficoltà di tenere nel campo della coscienza dei contenuti più ampi.
Posso dire che ci sono varie possibilità:
una che il numero sia poco vivido, sbiadito, ma che resti fisso, come obbediente.
La seconda che il numero sia invece vivido, ma instabile e sparisca.
Inoltre ci sono persone che stentano ad evocare un’immagine, ma se persistono ci riescono, e quando l’immagine è stata formata resta fissa; non solo, ma si ripresenta anche durante il resto della giornata, anche non richiesta.
Per altri invece il successo è immediato: la vedono subito, ma poi se ne va.
Per alcuni resta ferma; per altri si muove in vario modo.
Per alcuni è relativamente facile immaginare numeri di due, tre o quattro cifre come un tutto, cioè di ampliare il campo della coscienza, ma le cifre possono essere o instabili o sbiadite; per altri invece ci può essere stabilità e vividezza, ma solo per una cifra, o al massimo per due.

CONSIGLI:
Perciò consiglio di tenere una specie di diario degli esperimenti che farete, notando le differenze di vividezza, di persistenza e di ampiezza.
Esse aumentano ripetendo l’esercizio.
Ci sono persone che cominciano col poter visualizzare solo numeri di una o due cifre, e poi riescono a vederne quattro o cinque, o anche sei; questa è una misura dei progressi che possono fare.
Simili esercitazioni hanno anche una grande utilità pratica, poiché possiamo avere occasione o necessità di rievocare immagini di oggetti o di scene.

Questo esercizio offre anche importanti chiavi per comprendere i vari aspetti del nostro funzionamento psicologico. Ad esempio, alcuni riescono meglio con gli occhi chiusi, altri con gli occhi aperti; alcuni immaginano e visualizzano molto rapidamente le cifre, che però altrettanto rapidamente scompaiono o cambiano; altri invece hanno difficoltà a creare ed evocare la forma delle cifre, ma dopo esservi riusciti esse permangono con poco o punto sforzo. Il fatto della maggior facilità a visualizzare con gli occhi chiusi o aperti è indice del tipo psicologico, in relazione all’estroversione o introversione.

Abbiamo infatti riscontrato che persone estroverse possono visualizzare più facilmente ad occhi chiusi, perché gli occhi aperti tendono ad essere strumenti del loro interesse estroverso in ciò che essi vedono dinnanzi a sé. E così quando essi chiudono gli occhi sono obbligati, per così dire, a introvertirsi, a dirigere la propria attenzione al mondo interno. Al contrario gli introversi hanno maggiore difficoltà con gli occhi chiusi, poiché essendo il loro interesse già diretto all’interno, ogni genere di immagini e di altri processi psicologici partecipa all’interesse per le cifre. Tuttavia, il tenere gli occhi in qualche misura aperti ostacola l’attenzione diretta verso il mondo interno, mentre il mondo esterno non interessa sufficientemente per creare una difficoltà nel loro processo di visualizzazione.

Come ha detto Jung, un individuo può essere introverso ed estroverso a seconda dei diversi livelli delle sue funzioni psicologiche. Ad esempio, può essere introverso nella funzione del sentimento, mentre è estroverso nella funzione del pensiero, e così via. In questo esercizio abbiamo principalmente a che fare con il livello della sensazione, perché questo è connesso con la visione. Perciò gli estroversi sul livello della sensazione avrebbero molte difficoltà a visualizzare con gli occhi aperti; viceversa un introverso sul livello della sensazione sarebbe inondato di sensazioni organiche se tenesse gli occhi chiusi.

Dal rapporto fra la rapidità dell’evocazione e la persistenza dell’immagine visiva possiamo trarre certe indicazioni diagnostiche, specificamente su ciò che alcuni psicologi chiamano la rispettiva prevalenza delle funzioni primarie e secondarie.
In coloro che visualizzano rapidamente, ma le cui immagini mentali non hanno persistenza, prevale la funzione primaria. Ma per funzione primaria non intendiamo qui quella menzionata dal Freud, che differenzia fra funzione primaria e funzione secondaria dell’ego. Intendiamo invece la distinzione fatta da O. Gross e da certi psicologi fra una funzione primaria e una funzione secondaria.
Per spiegarne la differenza in termini più semplici e più chiari: è la differenza fra l’individuo che reagisce con molta prontezza ma anche molte superficialmente agli stimoli, e invece l’individuo che reagisce lentamente, o che in apparenza non reagisce affatto, ma in cui lo stimolo dà inizio a un processo di attività inconscia che talvolta emerge più tardi alla soglia della coscienza.

Un altro aspetto che deve essere considerato in questo esercizio con i numeri è l’estensione dell’area dell’attenzione. Essa viene indicata dal numero di cifre che il soggetto può visualizzare contemporaneamente.
Infine, bisogna tenere conto anche del grado di vividezza, che corrisponde all’intensità della luce nell’area dell’attenzione cosciente.

Il valore di questo esercizio consiste fra l’altro nel fatto che esso ci dà un mezzo per misurare ogni miglioramento risultante dall’allenamento alla visualizzazione del soggetto. A tale riguardo il miglioramento è più importante dell’abilità, perché quest’ultima dipende in gran parte dall’essere il soggetto un tipo (psicologico) visivo o non visivo. Ciò che importa è invece il grado di miglioramento, non solo riguardo alla visualizzazione di per sé, ma rispetto ad altre funzioni implicite nell’esercizio, quali la concentrazione, l’attenzione e la volontà.
Anche qui vi è un ulteriore vantaggio, quello di dimostrare alla persona che egli sta facendo progressi, ciò che naturalmente è vitale per rafforzare il suo movente a compiere ulteriori sforzi.

BOTTA E RISPOSTA:
1 – Signor C.: Vorrei sapere se questo esercizio non potrebbe condurre a formazioni auto-suggestive disturbanti, cioè a formazione di immagini che si sovrappongono. Non vi sono pericoli in questo esercizio?
RISPOSTA: Non credo che ce ne siano. È molto più facile non riuscire a fissare le immagini, che non queste permangano in modo insistente. Normalmente un’immagine trae la sua vitalità e quindi la sua insistenza, anche ossessionante, da coefficienti emotivi. Tutte le idee fisse, le idee ossessive, le fobie traggono il loro potere dalla loro “carica” emotiva. Ma delle prosaiche cifre (5, 2, 3) non hanno tale carica, a meno che per noi ci sia qualche associazione fra una data cifra e qualche fatto o esperienza traumatica o penosa, ma questo sarebbe un caso particolare. Se c’è, allora conviene non usare una cifra che abbia una tonalità emotiva e scegliere fra le dieci qualcuna che non sia connessa con alcun evento particolare.

2 – Signor S.: Sono stato un po’ disturbato: ho potuto visualizzare, però mi disturbavano i rumori delle automobili. Siccome mi sto preparando per avere la patente di guida, mi distraeva questo pensiero. Perciò vorrei domandare: dato che ho una certa difficoltà a ricordare tutti i segnali stradali, potrei sostituire ai numeri questi segnali stradali, per quando dovrò conoscerli per guidare?
RISPOSTA: Questa è una domanda interessante, che mi dà l’occasione di chiarire un punto. All’inizio è preferibile fare esercizi cosiddetti “inutili”, che cioè non abbiano alcuna utilità pratica, per evitare che il successo dell’esercizio dipenda dall’interesse che esso ha per noi. In seguito però, dopo un periodo di allenamento, si può utilizzare la visualizzazione a scopi pratici. Ma non è opportuno cominciare con immagini interessanti – o per lo meno soltanto con queste – poiché altrimenti ci si può illudere di saper dominare e usare l’immaginazione, senza aver realmente acquisito questo potere. Invece lo scopo principale è quello di arrivare a disciplinare la mente a fare cose anche non interessanti o noiose!


3 – Signorina C.: Fino a circa un anno fa, mi riusciva difficile imparare quello che occorreva per gli esami e vi andavo piena di paura. Poi ho scoperto il modo di ricordare ricorrendo alle immagini. Ho usato dei libri di storia, o di geografia, ecc. per le scuole elementari, che contengono molte immagini colorate. Questo mi ha dato un senso di calma; le domande dei professori evocavano subito le immagini, e ciò mi dava un senso di sicurezza. Ho detto questo come conferma dei risultati che possono dare gli esercizi di visualizzazione.
RISPOSTA: Benissimo. È una dimostrazione dell’utilità di questi esercizi. In ciò gli uomini pratici si dimostrano più abili di molti psicologi ed educatori. Nella pubblicità si fa un uso immenso di immagini; nelle scuole se ne fa poco! Invece una delle prime cose che un insegnante dovrebbe fare è quella di allenare gli studenti a usare le immagini come mezzo mnemonico. Lei ci ha dato un esempio ottimo; ma lo ha scoperto da sé e recentemente, mentre dovrebbe essere una delle prime cose che ogni insegnante, che abbia un’elementare cultura psicologica, dovrebbe fare.

Nella nostra civiltà avviene spesso che inserzionisti e militari siano molto più avanti degli studiosi!
Ad esempio i militari stanno facendo in America esperimenti di telepatia.
Così in molti casi gli uomini d’azione, spinti da interessi personali o collettivi, usano in modo più ampio ed efficace certi metodi che sarebbero di più diretta competenza degli studiosi e dei docenti.
Nelle scuole, oltre, anzi ancor più che insegnare delle “materie”, sarebbe necessario insegnare i metodi per imparare e per ragionare!
(Nota di Quantum: noi siamo molto d’accordo con questa affermazione!)

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